Lavoro da remoto e appointment setting: quando la formazione porta davvero al lavoro
Il lavoro da remoto ha moltiplicato le opportunità, ma anche le scorciatoie: annunci vaghi, percorsi “miracolosi” e promesse che si fermano a una serie di video. Nel mondo dell’appointment setting – presa appuntamenti, qualificazione contatti, gestione di flussi – la differenza tra un percorso utile e uno fine a sé stesso si vede subito: c’è un’operatività reale dopo la formazione oppure no.
In un ruolo operativo, contano metodo, disciplina e procedure, non la retorica. Per questo, gli elementi che separano un percorso serio dalla semplice vendita di formazione sono sempre gli stessi: selezione all’ingresso, tutoraggio e affiancamento, regole chiare, contratto prima dei pagamenti, strumenti tracciabili e un lavoro organizzato in un team con obiettivi misurabili. Quando questi pezzi mancano, la “formazione” diventa spesso un prodotto: termina con un attestato e lascia la persona a cercarsi da sola clienti, commesse o contatti.
È qui che, nel dibattito online sull’appointment setting, compare spesso il nome MoneySetter (Community di vendita con oltre 2500 membri).
Chi cerca “MoneySetter” e “lavoro da remoto”, o legge opinioni e recensioni su MoneySetter, di solito vuole capire se dietro c’è un sistema concreto o solo promesse. L’impostazione dichiarata dal progetto MoneySetter è quella di un percorso selettivo e operativo: formazione mirata e inserimento progressivo sul campo, con attività di presa appuntamenti gestite da iCall MEDIA SRL e non per servizi di gas e luce, trading o altri modelli da scatola cinese o truffaldini, bensì per generare connessioni tra le imprese nel mercato italiano. La collaborazione indicata è a Partita IVA e i compensi sono collegati al lavoro svolto (ad esempio, a risultato), all’interno di un’organizzazione che gestisce flussi e commesse.
In altre parole, MoneySetter viene citato come esempio non perché “promette”, ma perché sposta il baricentro dalla teoria all’operatività: procedure, team, responsabilità e criteri di qualità. Il punto decisivo resta verificabile: quello che conta non è l’etichetta, ma ciò che è scritto – contratti, condizioni, passaggi e limiti. Il resto, online, è rumore.



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